Dal diabete mellito di tipo 2 si può guarire

Oggi i ricercatori sono concordi nell’affermare che dal diabete si può guarire completamente senza l’uso di farmaci.

26 aprile 2018 / Informazioni salutistiche

Quando si affronta il problema del diabete con il proprio medico, generalmente si ottengono alcuni consigli alimentari e una prescrizione medica. Oggi i ricercatori sono concordi nell’affermare che dal diabete si può guarire completamente, anche se ne siete afflitti da tanto tempo e questo senza l’uso di farmaci.

Il numero di persone afflitte dal diabete mellito di tipo 2 cresce tutti gli anni del 5 % le persone afflitte dal diabete in Italia nel 2016 erano 3 milioni e 200 mila I casi di diabete mellito sono nel 90% del tipo 2, che insorge quasi esclusivamente in età adulta e quindi destinati ad aumentare anche per il solo effetto dell’incremento della vita media.

Le spese sanitarie per questa malattia supera il miliardo di euro, senza contare le spese per i programmi di dimagrimento o per il trattamento delle complicanze, una delle complicanze più dolorose è la formazione di piaghe agli arti inferiori che possono portare alla gangrena con la conseguente amputazione di una o di entrambe le gambe, inoltre le spese aumentano progressivamente anche per l’uso di nuovi farmaci sempre più costosi.

Il diabete è una malattia reversibile!

Qualche mese fa nel settembre del 2017 a Lisbona nell’ambito di un congresso organizzato dall’associazione europea per lo studio del diabete (EASD), si sono riuniti i migliori esperti scientifici del settore, uno di questi il professor Ray Taylor dell’università del Newcastle ha rivelato che dopo circa 40 anni di ricerche in diabetologia è pervenuto alla conclusione che il diabete è una malattia reversibile. I suoi pazienti che hanno adottato un nuovo modello di vita sono guariti completamente; dopo 10 anni dalla guarigione vivono normalmente senza assumere alcun farmaco.

Misurate la vostra glicemia

Il diabete di tipo 2 è un disturbo metabolico che provoca un elevato tasso di glucosio nel sangue. La regolazione del livello di glucosio (tasso glicemico) è assicurato dall’insulina che è un ormone secreto dal pancreas la cui funzione è quello di facilitare l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule in modo da assicurare l’energia necessaria all’organismo. La malattia è il risultato dell’associazione di due parametri; da una parte le cellule del corpo non riescono più ad utilizzare in modo corretto l’insulina, si parla di resistenza all’insulina, e dall’altra il pancreas secerne meno insulina. Il glucosio comincia così ad accumularsi nel sangue; una delle conseguenze che provoca effetti devastanti per tutto l’organismo è l’invecchiamento prematuro dei vasi sanguigni . Dopo qualche anno il diabete può provocare cecità, disturbi di erezione, impotenza, una insufficienza renale grave e come abbiamo visto l’amputazione degli arti inferiori. Dobbiamo aggiungere a tutto ciò un rischio più elevato di infarto, di demenza, o di un incidente vascolare cerebrale, ictus, emorragia ecc.

Ciò detto il diabete non appare improvvisamente. A partire da uno stato di prediabete si annuncia una degradazione progressiva delle funzioni metaboliche che impiegano una decina d’anni ad evolversi verso la malattia. E’ a partire da questo momento che si dovrebbe reagire, ma poiché questo stato non è accompagnato da sintomi fisici caratteristici, solo un prelievo di sangue per la misurazione del livello di glicemia permette di lanciare l’allarme.

Una glicemia normale oscilla tra un valore di 0,7 a 1,10 g/l, il prediabete corrisponde ad un tasso compreso tra 1,10 e 1,26 g/l. Il diabete è dichiarato tale quando la glicemia è superiore a 1,26 g/l. Non esitate dunque a misurare il vostro tasso glicemico alla prima occasione.

Il fegato organo fondamentale del metabolismo

Il sovrappeso è l’obesità rappresentano dei fattori importanti e gli specialisti considerano che il diabete dipende essenzialmente dall’equilibrio energetico, che è il rapporto tra le calorie ingerite e le calorie consumate durante le giornata. Una ingestione di calorie più alta rispetto ai consumi provoca una cascata di avvenimenti che si sviluppano inizialmente nel fegato che è l’organo chiave del metabolismo.

In effetti il fegato immagazzina una parte dei glucidi (carboidrati) consumati, per redistribuirli nell’intervallo dei pasti alle cellule del corpo. Il fegato rilascia così ogni ora nel sangue in modo permanente una decina di grammi di glucosio. Questo meccanismo è necessario al funzionamento del cervello durante il sonno. Ma il fegato inoltre ha la funzione di gestire i glucidi ingeriti in eccesso, cioè li deve trasformare in acidi grassi, i trigliceridi, per essere così immagazzinati nelle cellule adipose. Questo processo crea in modo graduale un accumulo di grasso all’interno del fegato. Ora un fegato grasso reagisce male all’insulina e produce troppo glucosio, invece di 10 grammi ne produce 12.

Questo processo va ad aumentare lo zucchero in circolo nel sangue (aumento del valore glicemico) stimolando il pancreas ad aumentare la produzione di insulina. E’ così che si instaura un cerchio vizioso, la presenza di insulina, accelera la produzione di grassi e ci fa precipitare in un vortice pericoloso.
Le ripercussioni sono più ampie poiché i lipidi che arrivano al pancreas provocano delle conseguenze alle cellule Beta-6, che sono le cellule che fabbricano l’insulina; queste cellule dopo il pasto riducono la loro secrezione e rallentano il tempo di reazione nel regolare l’aumento della glicemia, e così progressivamente finiscono per essere paralizzate. Tutti questi processi che si influenzano gli uni sugli altri si rinforzano sviluppando ed instaurando dopo qualche anno il diabete mellito di tipo 2. Gli esperti sono concordi nel ritenere che il fattore chiave che apre la porta alla malattia è il grasso prodotto dall’eccesso energetico che ha invaso il fegato e il pancreas.

Come uscire dal vortice vizioso

Correggere il nostro regime alimentare per attaccare la causa iniziale del diabete, non è una novità, si sa che una perdita di peso, anche limitata, ha già un effetto benefico. Ma molti dei malati non hanno coscienza che perdendo una dozzina di chili potrebbero sbarazzarsi totalmente della malattia.
Allorché il diabete si è instaurato da poco tempo, (meno di un anno), i risultati sono rapidi e duraturi. Viceversa quando il diabete è la da più tempo (dieci o più anni), perdere qualche chilo non è sufficiente poiché il grasso che si è installato a livello del pancreas e del fegato è ben ancorato, ma anche in questo caso esiste una soluzione ideata dal prof. Taylor che ci permette di vincere il diabete.

Il Prof. Roy Taylor si è ispirato a dei risultati ottenuti dopo un intervento chirurgico per l’obesità proponendo ai suoi pazienti di testare una dieta ultra povera in calorie. Dopo una chirurgia bariatrica, (branca della medicina che studia le cause, la prevenzione e il trattamento dell’obesità), il metabolismo digestivo è modificato e i pazienti vedono il loro indice glicemico ridursi rapidamente e il loro diabete sparire in modo duraturo.

La dieta proposta dal dott. Taylor consisteva in un regime ipocalorico di solo 700 calorie al giorno per 8 settimane, la stessa dieta applicata sull’organismo dei diabetici, ha avuto lo stesso effetto facendo ripartire il loro metabolismo, dopo 7 giorni di dieta il fegato aveva perso il 30% della massa grassa e la glicemia a digiuno era rientrata già entro valori accettabili. Alla fine delle 8 settimane, il pancreas aveva anch’esso perso del grasso, le cellule beta si erano rigenerate e avevano ricominciato a produrre dell’insulina. L’ 87 % dei pazienti con diagnosi di diabete da meno di 4 anni, e il 50% dei diabetici con diagnosi da più di 8 anni, erano rientrati nei parametri normali, nei restanti pazienti il tasso glicemico si era comunque abbassato in modo prodigioso.

Un regime così draconiano sembrerebbe difficile da seguire, ma secondo il parere dei partecipanti, è molto motivante sapere che si può guarire anche se la malattia si è manifestata da diversi anni, inoltre uno stato di benessere si instaura rapidamente senza accusare alcuna sensazione di fatica.

Per eliminare il grasso intorno al fegato ed al pancreas “Steatosi epatica” oltre alla dieta è opportuno assumere in contemporanea il prodotto STEATERBE (IL PUNTO SANO di Ravaglia Renato) a base di Berberis vulgaris.

Il regime del prof. Taylor per i casi più recalcitranti

La dieta del prof. Taylor funziona nella maggior parte dei casi, ma in alcuni casi in cui il diabete si è manifestato da troppi anni non è sufficiente, inoltre per alcuni, questa dieta rigida della durata di diverse settimane può essere difficile da seguire. In questi casi il prof. Taylor ha una soluzione che consiste nel praticare un digiuno idrico (si beve solo acqua) da otto a dieci giorni. Questo digiuno può essere praticato a domicilio ma deve essere seguito da un medico specialista del digiuno.

Come si fa ad essere sicuri che il diabete non si manifesterà più? Per saperlo il prof. Taylor ha di nuovo proposto a dei volontari di adottare una dieta molto severa e li ha seguiti dopo la ripresa alimentare. Due anni dopo la fine della dieta gli effetti si erano stabilizzati e l’indice glicemico era rimasto normale. Altri ricercatori nel mondo testano altri protocolli:

Per esempio l’associazione di una dieta restrittiva e di un programma di esercizi fisici.
Oppure una dieta ultra povera in calorie con un sostegno a lungo termine sia sulla dietetica che sull’attività fisica.
Ogni volta si sono riscontrati gli stessi risultati di successo, ciò prova che il diabete si può tenere a bada in modo duraturo se non si riprendono i kg persi.

Il programma alimentare in pratica

Nessun altra malattia risponde meglio del diabete se sottoposti ad una appropriata dieta alimentare. Secondo il dottor Taylor, di fronte a un sovrappeso è molto importante ottenere un dimagrimento rapido dell’ordine del 15% della massa corporea, questa perdita veloce creerà un elettroshock all’organismo poiché il 94% della massa persa sarà costituito dalle riserve di grasso permettendo così di pulire il fegato e il pancreas. Quindi, in una prima fase, tanto minori sono le calorie presenti nella dieta, tanto maggiori sono i risultati. Ciò può essere fatto nel quadro di una dieta paleolitica, dieta in voga ideata dal prof. Loren Cordain nutrizionista dell’università del Colorado, secondo questa dieta si deve adottare un’alimentazione molto ricca in proteine animali in cui si escludono completamente i carboidrati ad eccezione di quelli contenuti in frutta e verdura. A questo regime alimentare è importante associare della regolare attività fisica. I nostri antenati infatti non erano certo sedentari visto che procurarsi il cibo era faticoso e non potevano acquistarlo comodamente in mercati o supermercati.

A detta dell’ideatore, si tratterebbe di una dieta molto semplice da seguire, che funziona sempre, e non solo per dimagrire.

Questa dieta è molto efficace per perdere peso e per controllare la glicemia.
La dieta Paleo prevede l’eliminazione di molti carboidrati:

Prodotti lattiero-caseari, cereali, legumi, zucchero e prodotti alimentari industriali, ma permette frutta, verdura, proteine (uova, pesce, molluschi, carne), delle noci e semi oleaginosi e alcuni tuberi (patate dolci, castagne, pastinaca, topinambur). Questo shock si può ottenere anche con il digiuno (testo in corsivo). Molti nutrizionisti però non la pensano così e vedono nella dieta iperproteica un potenziale rischio per la salute, soprattutto se seguita per lunghi periodi.

Nella seconda fase, quella di stabilizzazione, è necessario rispettare un bilancio energetico equilibrato, e gli apporti non devono mai essere superiori ai bisogni, Per ottenere questo, è possibile seguire una dieta sana sul modo paleo oppure passare alla dieta mediterranea con scelte alimentari più diversificate. L’elemento fondamentale per qualsiasi dieta che decidete di adottare è il controllo nell’assunzione dei carboidrati e la loro scelta in base all’indice glicemico (IG). È necessario evitare il consumo di alimenti con IG elevato e che rilasciano il glucosio nel sangue in modo rapido, che favoriscono l’accumulo del grasso viscerale e aumentano la resistenza all’insulina. Al contrario, si devono scegliere carboidrati a basso IG: patate dolci piuttosto che patate, il riso basmati integrale piuttosto che il riso bianco, leguminose, ortaggi, frutta povera di zucchero, evitate (mandarini, ciliegie, uva, mango, fichi, banane, datteri, albicocche) ecc.

Si deve sapere che l’indice glicemico dei cereali integrali elaborati; alle volte è uguale a quelli raffinati. Un esempio sono i grani trasformati con lavorazioni complesse che li hanno allontanati dal cereale di origine:

Le gallette di riso, comunemente ritenute dietetiche, e che sono composte dal 90 % di riso integrale, hanno un indice glicemico molto elevato.

I dolcificanti e gli additivi alimentari da scartare

Gli edulcoranti sono aggiunti agli alimenti per conferire loro un sapore dolce senza apportarvi calorie. A parte i dibattiti sulla loro tossicità, una cosa è certa: rafforzano l’abitudine e la ricerca del gusto dolce in coloro che lo consumano. È quindi preferibile evitare sia gli edulcoranti che lo zucchero. Due in particolare dovrebbero essere evitati in quanto potrebbero favorire l’aumento di peso:
L’aspartame e il Sucralosio, questi dolcificanti si trovano ovunque:
Gomme da masticare, dessert, bevande alcoliche e analcoliche, cereali per la prima colazione, così come in molti alimenti trasformati.

Ma altri additivi possono generare processi infiammatori che contribuiscono alla resistenza all’insulina o possono modificare il microbiota intestinale e causare disturbi dell’appetito, intolleranza al glucosio e diabete. Questi si trovano anche in una vasta gamma di alimenti industriali: salse, prodotti da forno, zuppe, gnocchi, frutta secca, formaggi, ecc.
Imparate ad individuare i più nocivi nell’elenco degli ingredienti:

  • Tra gli agenti di struttura nella serie E400: E407 – E432 a E436 – E469 – E471 a E477 – E479b – E481 e E482 – da E491 a E495.
  • Tra gli esaltatori del gusto nella serie E600: da E620 a E625.
  • Tra i dolcificanti nella serie E900: da E950 a E955 – E961 e da E962 a E969.
  • Tra gli amidi modificati nella serie E1400: E1410 – E1412 a 1414 e E1442.

Ma la cosa più semplice da tenere a mente è che una buona dieta dovrebbe essere fatta solo da ingredienti semplici che si cucinano a casa da soli: evitare tutti i cibi preparati industrialmente.

Riservatevi 15 minuti di tempo libero dopo ciascun pasto.

Con l’alimentazione, l’esercizio fisico è l’asse prioritario nella fase di stabilizzazione, il suo ruolo è essenziale nel bilancio energetico perché aumenta il metabolismo di base e quindi il dispendio calorico giornaliero. La massa grassa diminuisce gradualmente a favore della massa magra. La mobilizzazione dei muscoli influenza direttamente l’equilibrio glicemico, poiché quando le fibre muscolari si contraggono, i muscoli possono prendere il glucosio direttamente dal sangue e utilizzarlo meglio.

Una singola sessione di esercizio influisce già sui livelli di zucchero nel sangue, ma a lungo termine, l’allenamento renderà le cellule del corpo più sensibili all’insulina.

Per ottenere effetti di impatto sulla glicemia si dovrà praticare un esercizio minimo di 2,5 ore alla settimana di intensità moderata. Il più efficace sembra essere una combinazione di resistenza e di potenza:

Allenamento di forza, camminare, andare in bicicletta, nuotare, acqua gym, ecc. In pratica, soprattutto se si ha uno stile di vita sedentario, subito dopo i pasti quando la glicemia è al suo massimo, iniziate a camminare un pò, ogni giorno. Il glucosio fluisce così continuamente dall’intestino nel sangue, dove viene prelevato direttamente dai muscoli come carburante. Non c’è bisogno di fare una lunga passeggiata, i ricercatori hanno notato che solo 15 minuti a piedi tre volte al giorno dopo un pasto è sufficiente per avere un effetto significativo sulla glicemia. Quando sarete allenati scegliete un’altra attività supplementare che vi piace e che eserciterete in sessioni di 30 minuti per tre volte alla settimana.

Gli ingredienti alleati della cucina antidiabete

Diverse spezie sono da sempre utilizzate nella farmacopea tradizionale contro il diabete di tipo 2. Le loro proprietà sono state dimostrate dalla scienza e sono facili da introdurre in cucina:

  • Mettete il pepe di Caienna nei vostri piatti (Il nome pepe di Cayenna in realtà non indica un pepe ma una specie di peperoncino della pianta Capsicum annuum, probabilmente la più coltivata al mondo che, oltre alla varietà di Cayenna, comprende anche il peperoncino comune molto diffuso in Italia) perché il suo principio attivo, la capsaicina, aumenta la produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas, inoltre ha anche il vantaggio di essere un alleato delle diete dimagranti, perché aumenta il metabolismo e dà facilmente la sensazione di sazietà.
  • Provate anche lo zenzero: dopo tre mesi di assunzione di 3 g di polvere di zenzero al giorno, la resistenza all’insulina diminuisce e i marcatori di infiammazione si riducono.
  • Aggiungere semi di cumino nero: 2 g al giorno riducono la glicemia e migliorano la resistenza all’insulina. 
  • Spruzzare ½ cucchiaino di cannella al giorno sul cibo per 1-3 mesi per migliorare la glicemia a digiuno e ridurre la resistenza all’insulina.
  • Aggiungete sempre aceto di mele alle verdure crude, perché grazie al suo acido acetico abbassa la glicemia dopo i pasti, migliora la risposta all’insulina e aumenta la sazietà.
  • Prendere un infuso di camomilla alla fine del pasto in ragione di 3 tazze al giorno, nell’arco di otto settimane vi fornisce un miglior controllo della glicemia.

Gli integratori alimentari (La vitamina D)

La vitamina D aiuta il corpo a regolare i livelli di glucosio nel sangue, soprattutto se la malattia è ancora all’inizio. Esponetevi sufficientemente al sole in estate e aggiungete un supplemento di 4000 IU di vitamina D3, tra Ottobre ed Aprile.
La Berberina, è il principio attivo derivato dalle bacche del Berberis vulgaris. La berberina migliora la sensibilità all’insulina e facilita il trasporto del glucosio nelle cellule.

Essa funziona come la metformina, il farmaco più comune per il diabete, con meno effetti collaterali. Per precauzione, non deve essere utilizzato senza il monitoraggio della glicemia. Dosaggio consigliato: 500 mg da 2 a 3 volte al giorno prima dei pasti (controindicato in donne incinte e bambini).
Un altro prodotto Il Diabesano a base di Gymnema, Momordica, Caiapo, Berberis. Cannella, Cardo Mariano, rallenta il metabolismo degli zuccheri e favorisce la funzionalità di Fegato e Pancreas. Disponibile presso Il Punto Sano di Ravaglia Renato.

Il Resveratrolo

Questo polifenolo presente nell’uva e nel vino rosso ha mostrato potenti effetti antidiabetici, tra cui una diminuzione della glicemia e della resistenza all’insulina.

Dosaggio raccomandato: 20 mg 2 a 3 volte al giorno prima dei pasti.
Ricavato e rielaborato dalla rivista Alternatif bien-etre marzo 2018 n. 138 – Annie Casamayou redatto a cura di: Renato Ravaglia

3 commenti

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